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Guido Brunetti Il cervello plastico
Una delle più affascinanti scoperte delle neuroscienze realizzate in questi ultimi anni è quella riguardante la plasticità del cervello. Questa struttura è una vera "spugna" che assorbe gli stimoli ambientali necessari per lo sviluppo cognitivo, emotivo e sociale della persona. L'estrema plasticità del cervello fa sì che ogni cervello è diverso da tutti gli altri.
La neuroplasticità è un "talento unico", la proprietà di modificare se stesso e di "autoripararsi", scrive Michela Matteoli nel suo libro "Il talento del cervello" (Sonzogno, 2022). Può evolversi sempre nel corso della vita ed espandersi letteralmente, costruendo nuove connessioni neurali e sinaptiche.
Fino a pochi anni fa, si riteneva che il cervello fosse un organo "immutabile". Oggi, sappiamo che questa teoria è errata, poiché il cervello ha la capacità di modellarsi e rimodellarsi continuamente, di cambiare se stesso e di riorganizzare ogni sua parte per compensare le carenze dovute a traumi o al processo di invecchiamento.
Esperimenti effettuati in materia, hanno mostrato che animali cresciuti in ambienti stimolanti "imparano" meglio di altri allevati in ambienti poveri. La plasticita cerebrale è un fenomeno costante nel corso della nostra esistenza, potendo migliorare le capacità cognitive, aumentare il peso della corteccia cerbrale, modificare milioni di connessioni neurali, e la struttura stessa del cervello.
La legge della plasticità- use it or lose it, usalo o lo perderai- si applica in tutto il cervello. Il nostro cervello viene modificato sia dal punto di vista fisico che funzionale ogni volta che impariamo una nuova capacità. Ogni attività- fisica, sensoriale, di tempo libero, ogni apprendimento, pensiero, leggere, studiare, ecc. - "modifica" il cervello e la mente.
E' fondamentale allora mantenere sempre in attività il cervello. Finora, le ricerche neuroscientifiche hanno dimostrato che le strategie fondamentali per la "giovinezza" del cervello, e per rallentare l'invecchiamento e prevenire le patologie neurodegenerative sono: stimolazione mentale, movimento, corretta alimentazione, vita attiva, riposo, sonno e avere un atteggiamento positivo su stessi, gli altri e il mondo.
La lettura, ad esempio, così come la musica, il teatro, i concerti, le mostre arricchiscono il nostro cervello, sono una "magia" per la mente (Matteoli): i libri sono un dialogo tra anime, ci fanno sperimentare idee, pensieri ed emozioni di altre persone, ci fanno viaggiare nel tempo e nello spazio.
Come hanno evidenziato recenti studi, anche l'attività fisica migliora le prestazioni cognitive e contribuisce alla nascita e alla sopravvivenza dei neuroni, influenzando l'attività cardiaca, la circolazione sanguigna e controllare la glicemia.
Un altro fattore importante è l'alimentazione, la quale deve essere completa e varia. Indispensabili, sono verdure, frutta, cereali, legumi, pesce, pollame. Il cervello assorbe circa il 20 per cento dell'energia complessiva che consumiamo a riposo. Numerose ricerche affermano che un'alimentazione corretta riesce a ridurre l'invecchiamento del cervelloe e di contrastare malattie, come l'Alzheimer. Il consumo di un'alimentazione ipercalorica compromette aree del cervello, le funzioni cognitive, metaboliche e del sistema nervoso, inclusi i disturbi della cognizione e l'invecchiamento cerebrale.
Una funzione vitale è svolta dal sonno. Una ricerca di alcuni anni fa ha scoperto che topi privati del sonno morivano entro un mese. Il sonno è articolato in varie fasi: si inizia con il sonno leggero, si passa al sonno profondo e si perviene al sonno a movimento rapido degli occhi (REM), fase in cui l'attività del cervello è intensa. L'ideale è dormire sette-otto ore a notte.
Un fattore di rischio è la solitudine. Questa è associata a una riduzione degli anni di vita ed è una minaccia alla sopravvivenza. La solitudine genera ansia, depressione, stress, disturbi che aumentano i livelli di cortisolo, un ormone che ha un effetto dannoso sui processi biologici e mentali.
I nemici principali del cervello sono le patologie neurodegenerative, come l'Alzheimer, il Parkinson, la schizofrenia, l'autismo, la depressione. Allo stato delle nostre conoscenze, non abbiamo farmaci che guariscano da queste patologie. I medicinati trattano i sintomi. Occorre adottare strategie di prevenzione, come abbiamo indicato sopra, allo scopo di creare nuovi neuroni e nuove sinapsi e rendere le aree del cervello più plastiche.
Uomini e donne, infine, sono "differenti" sia sul piano biologico che fisiologico. Essi sono diversi nell'invecchiamento, nel sistema immunitario, nel linguaggio verbale, nell'aggressività, sul piano affettivo ed emotivo. Il cervello delle donne è strutturato per l'empatia e l'intuizione, mentre quello maschile è orientato alla razionalità e all'azione. Finora, la ricerca ha chiarito che la maggior parte dei cervelli è formata da un insime di caratteristiche uniche, alcune più comuni nelle donne, altre negli uomini.
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